Poco più di ottanta anni sono passati dalle famigerate leggi 
razziali del 1938, che furono la premessa della Shoah italiana. Il 3 
dicembre 1943, in adempimento della circolare emanata il 30 novembre da 
Guido Buffarini Guidi, l ministro degli Interni della Repubblica Sociale
 Italiana, Villa Venier a Vo’ Vecchio fu requisita e trasformata nel 
campo di concentramento provinciale degli ebrei. Tre giorni dopo gli 
internati erano già 35. Il 17 luglio 1944 iniziò per 47 nostri 
concittadini il viaggio che li avrebbe portati prima a Padova, poi nella
 risiera di san Sabba a Trieste e infine ad Auschwitz, dove arrivarono 
il 3 agosto con il convoglio 33 T. Soltanto tre giovani donne 
sopravvissero e furono liberate il 27 gennaio 1945, settantacinque anni 
fa: Sylva Sabbadini, quindicenne, sua madre Ester Hammer, trentaseienne,
 e Bruna Namias, trentaduenne.
Questa mostra, frutto della collaborazione con il Museo di 
Auschwitz-Birkenau e il Museo della Storia degli ebrei polacchi di 
Varsavia, documenta l’aberrante logica e la lucida programmazione dello 
sterminio. Una storia di orrore che si chiude con la pagina esemplare di
 un’amicizia tra due giovani italiani che nel Lager seppero mantenere 
viva la propria umanità: Primo Levi e Alberto Dalla Volta. Primo è il 
grande scrittore, di cui nel 2019 è ricorso il centenario della nascita,
 che di quell’infamia è divenuto il testimone esemplare, che ci 
ammonisce a tenere costantemente vigili la nostra intelligenza e la 
nostra coscienza. Alberto è un giovane di straordinarie qualità, che non
 sopravvisse allo sterminio, ma contribuì alla sopravvivenza di molti 
sventurati compagni, perché non rinunciò mai alla propria dignità e al proprio rigore etico.
Scuderie di Palazzo Moroni
 dal 15/01/20 al 24/02/20
info 
 ingresso libero
 lunedì 09:30-13:00, da martedì a venerdì 09:30-13:00 e 14:30-18:00, sabato e domenica  10:00-18:00
 tel. 049 8205232 - 8205095 - 8205557
            
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